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Ispirazioni 2014

Published on Nov 18, 2015

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PRESENTATION OUTLINE

Ispirazioni 2014

in giro con Bea tra visioni e seduzioni verso il 2014

Il 2013 di bea in 10 mosse

  • ho collezionato nuove ispirazioni
  • ho fatto ricerca nella tradizione
  • ho assaggiato piatti emozionanti
  • ho celebrato il rito dell'apranzo con felicità
  • ho molto amato, un anno ancora, la mia città

RITUALI

In Italia abbiamo fantastiche materie prime, ricette strepitose che affondano nella tradizione, talmente tanti piatti che potremmo, solo con la cucina italiana, imbandire un tavolo lungo 365 giorni. Ma sui rituali, a parte le feste comandate e l'aperitivo che in fatto di qualità e atmosfera è sempre molto deludente, noi italiani non abbiamo mai lavorato tanto. E invece, sarà la crisi, sarà il bisogno di scaldarci i cuori con azioni, condivisione, partecipazione, i rituali acquistano sempre più importanza. E determinano la socialità contemporanea, quasi definendo e intimamente delimitando, un momento della nostra vita cui daremo più significato e potenza evocativa. La colazione, il pranzo della domenica, il caffè del pomeriggio e il famoso brunch che tutti tentano di fare senza successo. A parte pochi, almeno in una città come Bologna. Non basta dare un titolo, bisogna studiare, far ricerca, imparare dagli altri, fare qualche viaggio in più oppure semplicemente leggendo. Poi l'ingrediente segreto: il cuore.

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C'è tutto il tempo in questo 2014 per mettere a segno una colazione/ pranzo una bella colazione internazionale. Prendete spunto: Palazzo Pepoli, Al Cappello Rosso, Well Done. Andate e studiate. O sennò esercitatevi a casa. Tra le pareti delle case bolognesi batte un brunch d'autore. E in generale c'è la voglia di condividere i rituali con gli amici, perché l'intimità, la piacevolezza e il comfort sono stati davvero i nuovi temi guida del 2013 e lo saranno anche nel 2014. Il Caffè a Palazzo Pepoli, il tè nella Linda Tea Room (della mia amica Linda…magari esistesse un locale così), un tè a casa mia

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un brunch dalla mia cara amica Bea, un tè al Camera a Sud, un Afternoon Tea al Giardino delle Camelie, uno dei migliori brunch al caffè di Palazzo Pepoli, il nostro Museo di Bologna

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ancora rituali. La colazione internazionale al Cappello Rosso, un caffè da Zanarini il sabato mattina, un caffè speciale all'Aroma Caffè un caffè forse ancora al Cappello Rosso…che poi è l'osteria più antica di Bologna assieme all'Osteria del Sole

DELIGHTFUL

carino è il nuovo figo
l'avete sentito dire? Il cool è morto, w il delightful. Ovvero, in inglese, quella parola che molti odiano e molti - come me- adorano: carino! Chi l'avrebbe mai detto? Quell'aggettivo che per tante persone definisce semplicemente un sentimento piccolo - perché per alcuni c'è solo il fantastico o il pessimo- sarà il leitmotiv del 2014. Pare che a consapevolizzare il mondo delle tendenze su questo aggettivo, sia stata una frase di Marissa Mayer, Ceo di YahooThat is what I plan to do at Yahoo: "give the end user something valuable and delightful that makes them want to come to Yahoo every day.". Ecco. Trascrivetelo sul taccuino, voi che volete aprire un posto e lavorare col mondo del cibo e dell'accoglienza, e dateci un'occhiata mentre date vita alla vostra creatura.

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cose e posti che trovo carini a Bologna: il nuovo Berberè in via Petroni, i tortellini di Nonna Aurora anche se non li mangio ma mi piace la forma e il piatto, il salottino diel caffè di Palazzo Fava, Ali, cameriera al Camera a Sud, quintessenza della gentilezza e della carineria, il pane buono, coi grissini deliziosi, la crescente croccante e morbida nel cestino di vimini da Cesari, la cocottina con la base del caffè di Palazzo Pepoli

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cose e posti che trovo carini a Bologna: il nuovo Berberè in via Petroni, i tortellini di Nonna Aurora anche se non li mangio ma mi piace la forma e il piatto, il salottino diel caffè di Palazzo Fava, Ali, cameriera al Camera a Sud, quintessenza della gentilezza e della carineria, il pane buono, coi grissini deliziosi, la crescente croccante e morbida nel cestino di vimini da Cesari, la cocottina con la base del caffè di Palazzo Pepoli

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l'ambiente del Natura Sì in via Montefiorino, il pane nel sacchettino, la baracchina di Max in Montagnola aperta dalla primavera, l'ingresso di Zoo in Strada Maggiore con il bancone in legno, le bilance e dietro la bakery

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E' carino il bagel di Zoo, la vetrina di Colazione da Bianca (anche dentro, l'arredamento è super delightful), Lestofante di via San Petronio Vecchio in ogni suo aspetto, dal cibo all'interior ai ragazzi che lo gestiscono, le biciclette fuori dal nuovo Principe ex Poco Loco a disposizione dei clienti, in via Masi/Mezzofanti

MONOTEMATICI

Tutti pazzi per i locali devoti al cibo. Come dice un mio amico "la maggior parte non arriva al panettone", intendendo che molti aprono un posto sull'onda dell'entusiasmo culinario trasmesso da tv e giornali, ma poi si trovano a dover fare un passo indietro per non aver considerato tutta la faccenda da diversi punti di vista. Però, se un consiglio si può dare, allora questo è di aprire un posto specializzato in una cosa e quella farla bene creando attorno la situazione e l'atmosfera perfetta. Io adoro le ossessioni e credo che molti luoghi nascano così: sull'onda di un'ossessione, un sogno forte, una visione incontenibile.
In questa immagine gli hamburger del Well Done in via Caprarie, uno dei locali più belli inaugurati nel 2013

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Quindi: la pescheria con la possibilità di mangiare (come al Mediterraneo di viale Oriani dove il mercoledì c'è l'aperitivo), le frullerei-frutterie-bar con cibi naturali come Fragola in piazza san Martino, la fantastica Pizzartist e la sua pizza romana, il bistrot innamorato di ostriche, champagne e design orecchie anni trenta Re Sole in via San Mamolo, la paninoteca tutta veg e bio in via Cento3Cento. E la notizia interessante è che basta un posto piccino…poi al massimo, se va bene, ci si espande.

un bar per tutti

A Bologna siamo arrivati tardi, ma finalmente ci siamo arrivati. Tutti gli esercizi commerciali vorrebbero un bar. Come Senape, in questa, foto, il vivaio urbano di via Santa Croce.

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Un caffè tra i profumi e le candele è quello di "In cucina" in via de' Toschi. dove mangiare anche un'ottima vellutata. Oppure il nostro caro caffè dentro al Museo Pepoli (un caffè ce l'hanno anche il Mambo e Palazzo Fava), e il bar dentro alla Ono Arte Contemporanea, galleria dedicata alla fotografia lifestyle pop e musicale

modernariato

Il mobile vecchio o, come si dice oggi, di modernariato, va in qualche modo di pari passo con il mood delightful-carino. Tutto ciò che sa di storia e che viene ricollocato in un ambiente contemporaneo è vincente, caloroso, elegante, d'effetto. Regala l'atmosfera accogliente per eccellenza. Come al Rubik caffè di via Marsala, dove tutto, tra l'altro, è in vendita.

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Qui ho voluto mettere anche delle foto del Clandestino di Fenza, un bar-club-ristorante che è stato un apripista per il recupero del vontage, essendo nato credo oltre vent'anni fa, quando di usato, second hand, vintage appunto, non si voleva sentir parlare. Ma i cultori del design sono sempre esistiti, forse più timidi un tempo, assolutamente celebrati ora. Ancora foto del Rubik, poi, e i bicchieri del Lestofante, altro posto dove il tempo, quello di un tempo (scusate il gioco di parole) si è proprio fermato

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Il Mambo di via Don Minzoni è un altro tempio del modernariato, così come il Re Sole bistrot in via San Mamolo.

CIBO

Vabbè, cos'ho particolarmente fatto nel 2013? Quello che ho fatto nel 2012 e che farò nel 2013. Mangiato! però avete visto? Il modo di mangiare, qualunque sia il vostro credo cibesco, è totalmente cambiato. Si mangia di meno, i menu vengono composti in modo diverso, nei locali non c'è pià nessuno che ordina dall'antipasto al dolce. E poi il vegetarianismo, ma ancor di più il veganesimo, si è espanso tantissimo. Vegan è una parola che non fa più paura (o almeno, il cibo, alcune persone invece un po' sì, come i carnivori convinti o come coloro che difendono a spada tratta le tradizioni senza aprirsi al nuovo che non vuol dire dimenticare). Questo nella foto è un piatto di maccheroni, soya, broccoli e patate della mia amica giapponese Chizu

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io adoro i club sandwich e quelli col salmone di Gamberini sono i più buoni del mondo. Le orecchiette con seppie e broccoli di Cesari, frappè caldo di seppia con crudo di tonno in piccatina di lime dell'Antica Trattroia del Reno, la piadina eccellente del Lestofante

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torta di ricotta con salsa al vino rosso della Locanda Pincelli di Selva Malvezzi, le polpette coi piselli al Cappello Rosso, le uova al tegamino di Gamberini (toppissime), gnocchi di zucca e cavolo rosso con pecorino di fossa e noci sempre della Locanda

trattoria

La trattoria è il nuovo stellato? Ok, questa è chiaramente una provocazione… che però ha nel suo significato una certa verità, soprattutto dopo che lo chef Bruno Barbieri ha lasciato il suo sogno inglese e costosissimo Cotidie per proiettarsi verso l'apertura di…proprio così…una trattoria. Non è più tempo di ristoranti formali e dispendiosi, e forse nemmeno di stelle… o almeno meno regole da stelle. I francesi l'hanno già capito da tempo con tutta la faccenda della bistronomia e noi, c'è caso che lo stiamo facendo. La nostra ricchezza e fonte di memoria è la trattoria che può essere un buon esempio per offrire buona cucina e maniere carine (ed ecco ancora il delightful), informalità e servizio professionale. le tante cose vanno a braccetto, se viaggiate un po' ve ne sarete resi conto. Questa qui di fianco, comunque, è l'Autotreno di via Saffi, trattoria che va mantenuta così…è un'opera d'arte colossale.

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Sfogliando Apranzoconbea 2013 ritrovo alcune trattorie ed osterie significative: il cestino del pane della minuscola trattoria con bottega Dall'Olio in via Scandellara, l'Osteria delle Rose che aprì a luglio e ad agosto a Villa delle Rose, l'Osteria al Cappello Rosso in via de' Fusari e Casa Mia in via Saragozza

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e poi la mitica Trattoria Serra in via Serra, le uova sul bancone della bottega-trattoria il Boschetto, la porta verdolina di Casa Mia, le tovagliette di carta con il gioco dell'oca sulle osterie al Cappello Rosso in via de' Fusari e il bancone che fa molto "eredità culturale"

BOTTEga

E' stato l'argomento di conversazione più gettonato degli ultimi mesi del 2013 assieme alla scelta del nuovo logo per la città. Sto parlando di Fico, il parco giochi dell'alimentazione laggiù al mercato ortofrutticolo. Per molti (le forse politiche ed economiche della città) un sogno, per altri (negozianti e ristoratori urban) un piccolo incubo.
Io credo però che progetti così, da un certo punto di vista, facciano bene a chi lavora tra le mura: curare ancor di più il proprio locale, offrire il meglio e altro, capire ancor meglio i bisogni del proprio quartiere. Ecco perché voto la "bottega" come un grande trend di questo 2014. Bottega is back…naturalmente con un senso contemporaneo.
Quella qui a fianco è Ari Ecoidee, spese alla spina in via Vittorio Veneto.

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In via Santa Croce è nato il negozio Biologna, in via Marsala Veggie Market e in piazza Trento Trieste Verdura. Proliferano i mercatini KM0 e nei mercati coperti, facendo un po' di ricerca, si trovano banchetti superlativi. Il mio preferito? Al mercato di via Albani il primo all'ingresso sulla sinistra, gestito da un ragazzo gentilissimo del Kashmir che chiama le sue clienti "dada"! (this is Bologna!)

SCOMPAGNATO

La filosofia dello spaiato o scompagnato, ovvero quella che racconta di stoviglie, mobili, posate, stoffe, tappeti dove una cosa - potrebbe commentare qualcuno- non ci azzecca con l'altra. Lo stile eclettico, insomma, che sa di collezionismo e nomadismo culturale. Io lo adoro da sempre, da quando ho iniziato a viaggiare e a portare a casa dai paesi che visitavo, oggetti di ricordo. I cosiddetti souvenir, ma non sotto forma di cartoline e palle di neve (non solo in questa forma a dire il vero… perché di palle di neve ne ho una collezione intera portata a Pantelleria a casa dei miei) bensì in forma di piatti, stoffe, poster, quadri, vasi, mortai, posate, scope, mobili e anche letti. Durante il mio viaggio in Brasile a fine anni Ottanta scoprii la cultura giapponese e qualche mese dopo, quando andai a Berlino per la prima volta, nel 1987, mi feci spedire a San Lazzaro, dove allora abitavo, un futon.
Per anni ho coltivato questa passione e quando ho trovato tracce di questo nel lavoro di India Mahdavi e Sibella Court, sono impazzita dalla felicità. Ora questa filosofia c'è chi inizia ad applicarla nei locali. Il che è un po' il corrispettivo nel design di quel che la fusion è nella cucina.
(qui accanto un'immagine della Franceschetta 58 di Modena)

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Scompagnato nella casa di Mirit e Manuel, due amici che mi hanno invitata a un fantastico brunch qualche settimana fa, al Lestofante di via San Petronio Vecchio, al Clandestino di Faenza. Nel 2014 esploderà, lo sento.

eredità

Eredità. Forse in inglese suona meglio: heritage. Ma credo sia perché son sempre gli inglesi a fornirci spunti per leggere il presente e il futuro quando le cose accadono, le "sentiamo" ma non sappiamo configurarle in un quadro generale e dar loro un titolo (lo so, catalogare non è bello…ma io adoro farlo con quello che vedo, provo, sento, sperimento!). E quindi ecco a voi l'eredità culturale che, applicata al design e allo stile di vita è il motivo guida delle nostre esistenze oggi, anche se noi crediamo che lo siano le invenzioni digitali. Ma queste, lo sappiamo, servono solo a mantenere vivi i legami, la conoscenza, a farci sentire più che mai un senso di connessione e condivisione e a dar vita a progetti bellissimi. In questa foto dell'hamburgeria gourmet Well Done un ambiente "totally heritage": dalle lampade alle alzatine, dai tavoli in legno al bancone con le mattonelle bianche che fanno tanto cucina di un tempo.

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la lista dei piatti, il menu insomma, son due fogli racchiusi in una carpetta anche un po' sbrecciatina. Il ritorno della caffettiera contro la macchina da bar (CasaMia), la credenza del Naama Bar di via Oberdan, i cestini stile friggitoria con fogli-simil quotidiano per contenere le patatine (molto english)

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Tavolini e seggioline in verdino fuori dal caffè di Palazzo Fava in via Manzoni, il vaso per i biscotti da Pigro in via de' Pignattari, tavoli shabby al Molino (anche regno dell'oggettistica di modernariato) in via Toscana

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il bancone di legnodel Clandestino di Fenza, bancone e mensola del Lestofante in via San Petronio Vecchio, portariviste fatto con una persiana al Camera a Sud, la luminaria da festa di paese in Puglia al Well Done, sa tutto di memoria e di modernariato al Camera a Sud